gale-harold.it

'La calata di Orfeo'

22 gennaio 2010

di: Mr. Hunter
Fonte: stagehappenings.com
Tradotto da: Robin
Redatto da: Marcy

C’é una comune credenza che gli attori teatrali di talento possano adattare più facilmente le loro eleganti performance alla TV/nei film, piuttosto che possa essere vero il contrario, a dispetto del potere che la presenza di una star ha sul botteghino. Quando la pièce in questione è una delle produzioni più impegnative di Tennessee Williams, c’è la tendenza a temere il peggio, specialmente quando il regista – Lou Pepe, un documentarista, si sta facendo le ossa in teatro su un lavoro così ambizioso e scomodo. Sorprendentemente, Denise Crosby del cast di Star Trek TNG e Gale Harold di Queer as Folk scacciano queste idee e vanno oltre l’essere all’altezza del ruolo, con una scintillante, delicata padronanza di questa epica storia d’amore dal taglio moderno.

Il dramma, basato sul mito greco di Orfeo ed Euridice e riscritto da Williams dopo che il suo primo tentativo, “Battle of Angels” (la “Battaglia degli Angeli”, del 1940) era stato stroncato dalla critica, porta tutte le sue impronte stilistiche: esclusi che esistono ai margini della società, simbolismo surrealista, realismo psicologico e il suo flautato lirismo che risuona con veridicità e profondità. Per tutti questi elementi, comunque, il pubblico tende a lasciare il teatro in uno stato più confuso che commosso. Lo stesso si può dire del compito, quindi presentare una produzione di successo diventa ancor più cruciale e molto più soddisfacente quando lo si fa bene.

Includendo elementi che ricordano la tragedia greca, lo show si apre con una scena sovrannaturale dove lo ‘sciamano’ (Curtis C.) blatera mentre il cast entra indossando delle maschere. Anche la musica gioca un ruolo fondamentale in questa produzione, ben gestita dal chitarrista provetto Robert E. Beckwith e i suoi piacevoli interludi tra un atto e l’altro. Il design del suono di Efrain Schunior utilizza vari strumenti per ricreare la pioggia, l’abbaiare dei cani e un diffuso, sinistro frastuono di effetti d’atmosfera sottilmente percepiti durante tutto il dramma. Le mura scheggiate del negozio progettate da David Mauersimboleggiano la gabbia da cui Lady Torrance (Denise Crosby) prova a fuggire.

Ambientato in una piccola cittadina del Sud negli anni ’50, uno sconosciuto abbigliato con una giacca di pelle di serpente, con poco più della sua chitarra come bagaglio, irrompe nel suo centro.

In cerca soltanto di un lavoro che gli permetta di vivere tranquillo per canticchiare gentilmente e sfiorare accordi sulla sua chitarra, Val Xavier (Gale Harold) esercita un tale fascino su Lady Torrance, una donna dalla cattiva reputazione, da farsi assumere. Nel momento in cui le condizioni terminali di suo marito Jabe (Geoffrey Wade) peggiorano, la relazione di Val e Lady si approfondisce fino a trasformarsi in fiducia e comprensione reciproca. Disperati nel poter cambiare il corso delle loro vite, si aggrappano l’uno all’altro e trovano conforto, tra tante sopracciglia inarcate per la disapprovazione.

Denise Crosby nel ruolo di Lady personifica una grazia sotto pressione con languida fluidità. Portando alla luce brillanti momenti di forza contro le vellutate persuasioni di Val in associazione con una trasparente vulnerabilità, Crosby è semplicemente una gioia da veder trasformare. Dalla stanca, invecchiata bellezza e vittima delle circostanze nella sfrontata,sicura eroina del terzo atto, la Crosby non rivela mai le sue carte. Con un magnifico autocontrollo e una ribollente padronanza, la Crosby si appropria del palco…Per farla breve – questo è il suo spettacolo e lei emana luce anche dall’ombra come un’unica fiamma.

Per la sua parte, Gale Harold è peccaminosamente delizioso e i suoi fan non dovrebbero perdersi questa sua rappresentazione così sollecitamente modellata. Al pari della Crosby, Harold attenua la sua sensualità, lasciandola però filtrare naturalmente. Come un incantatore di serpenti, Harold tesse un incantesimo, soprattutto quando canta sul suo strimpellare. Pur non essendo affatto un cantante professionista (il ruolo non lo richiede), Harold mostra davvero un controllo creativo sul suo potere e sulla sua estensione, mentre il suo personaggio letteralmente “trova la sua voce” in ogni atto.

Gli attori del cast secondario completano questo formidabile show con caratterizzazioni accurate e una totale dedizione ai loro ruoli. La precedentemente ragazza copertina Claudia Mason si adatta perfettamente alla parte della seduttrice consumata e causa in città di odio di gelosia e pettegolezzi. Un vero e proprio camaleonte, Francesca Casale recita sapientemente i due ruoli di Vee Talbot, pittrice astratta di tutto ciò che è cristiano, colpita da cecità occasionale, e della misurata, arcigna infermiera Porter, con affilatissima adeguatezza. La coppia di galline starnazzanti nelle veci del coro greco, Dolly (Kelly Ebsar) e Beulah (Sheila Shaw) è quella di due vecchie bigotte che è possibile ritrovare sbirciando nei supermercati o nei saloni di bellezza di una piccola città qualsiasi.

Geoffrey Wade offre un impressionante cammeo nei panni del cattivo, freddo Jabe Torrance. Mentre Curtis C. potrebbe non avere molto da dire in termini di dialogo, la sua presenza cattura e tiene gli spettatori col fiato sospeso nella scena finale. La sua risata è da brivido e musicale quanto le melodie di “The Mikado”1, e memorabile proprio come quest’ultime.

Allora, cos’è che non piace?

Per gli iniziati a Tennessee Williams, questo dramma potrebbe non essere facilmente digeribile, e la vera lunghezza (include due intervalli) e l’ampiezza di questo lavoro potrebbe farli agitare nelle loro poltrone. E’ un’impresa gravosa sul piano emozionale, quindi coloro a cui piace una storia superficiale servita su un piatto d’argento si dispensino dalla visione di questa produzione, per favore. Per tutti gli altri, questa è certamente da non perdere e posso solo sperare che possa beneficiare di un prolungamento del suo periodo di rappresentazione…Dio sa che potremmo farne buon uso in questa città. A buon intenditor…

Il mio unico appunto, e con questo non voglio insultare lo spazio accogliente del Theatre/Theater, sono i posti a sedere, confortevoli e spaziosi quanto la fila centrale di un volo transcontinentale in classe economica. Approfittate quanto più potete degli intervalli: alzatevi, stiracchiatevi, fate yoga perché la pièce, come molte del repertorio di Williams, è lunga e le scene emozionanti sfibrano. Per apprezzare pienamente questa produzione (e Williams in generale), è sempre meglio restare sciolti nel corpo, nella mente e nell’animo – altrimenti l’effetto catartico viene sprecato. Quindi ecco un piccolo monito: fate stretching.

Il 2010 ha dato il via ad una grande stagione, se questo è il tipo di menù che possiamo aspettarci quest’anno. Data l’enorme ed imbarazzante abbondanza di attori finemente istruiti in questa città e le facce familiari che abbiamo imparato a conoscere a casa in televisione, è bello vederli di persona, per così dire, e non c’è nulla di più provocante e animato di un po’ di Tennessee Williams per farli risplendere.


Note:

1° “The Mikado” (o “The Town of Titipu”) è una famosissima opera comica del 1885, con musiche di Arthur Sullivan e libretto di W.S. Gilbert. E’ considerata una delle opere del teatro musicale più popolari della storia e più rappresentate in assoluto.



Traduzione a cura dello staff. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione anche solo parziale di questo articolo è vietata previa autorizzazione degli amministratori, e comunque senza i dovuti crediti a gale-harold.it