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La "lenta" calata di Orfeo

15 gennaio 2010

di: Jessica Donath
Fonte: blogs.uscannenberg.org
Tradotto da: Felicity
Redatto da: Marcy

Val Xavier (Gale Harold, "Queer as Folk"), un trentenne irrequieto, determinato a lasciarsi alle spalle il suo passato di festaiolo e libertino, arriva in una cittadina del Sud tra la fine degli anni 40 e l’inizio degli anni 50. Va a cercare lavoro presso un negozio di generi vari di proprietà di Lady Torrance (Denise Crosby, "Star Trek: the Next Generation").

Tennessee Williams impiegò più di 17 anni per completare “La calata di Orfeo” (Orpheus Descending) ed essa è più drammatica e complessa della tragedia di Orfeo ed Euridice sulla quale si basa. Assistere alle tre ore della rappresentazione, a tratti, mi ha fatto desiderare di trovarmi in vacanza nell’assolata Grecia e non nel Theatre/Theater su Pico Boulevard.

Il primo atto scorre velocemente, ravvivato da pezzi divertenti come il tentativo di Carol Cutrere (l’attrice ex-modella Claudia Mason) di convincere Val a fare “jukin” con lei. “Jukin” è un insieme di azioni consecutive: bere e guidare, poi bere e ballare, poi bere solamente ed infine guidare solamente.

Sfortunatamente, i due atti successivi non sono all’altezza delle grandi aspettative suscitate dal primo. Il dialogo diventa sempre più lungo, prevedibile e monotematico. Crosby, il cui personaggio è di discendenza Italiana, non riesce a catturare la passione esplosiva di Lady Torrance. Benché Lady Torrance debba essere più vecchia di Val, la versione di Crosby appare troppo vecchia e stanca.

Anche quando scopre la terribile verità sul suo tirannico e spregevole marito, che l’ha comprata dopo la morte del padre di lei, rimane stranamente contenta e pianifica meticolosamente l’apertura della pasticceria adiacente al suo negozio, nella quale fa rivivere il mondo della sua infanzia.

Contrariamente alla pallida performance della Crosby, Harold riesce a rendere credibili i problemi ed il perverso passato del suo personaggio. La sua migliore amica e compagna di vita è una chitarra impreziosita dalle firme di diversi musicisti. Ogni volta che è nei guai, deve prendere una decisione o cerca di confortare se stesso o gli altri, tira fuori la meravigliosamente malinconica “holy grass.

Fortunatamente, Harold, che è cresciuto nel Sud, non è il solo in questa produzione diretta da Lou Pepe che capisca il suo lavoro. Ai due insegnanti di dialetto, John Sperry e Joy Eleison, riconosco il merito di avermi fatto lambiccare il cervello su cosa diamine stesse succedendo sul palco per i primi cinque minuti della rappresentazione.Tutti gli attori, ad eccezione della Crosby, sono riusciti a centrare la calda cadenza del Sud.

Kelly Ebsary e Sheila Shaw, come pure Dolly Hamma e Beulah Binnings, si assumono i doveri di un coro Greco, fornendo il giudizio morale. Guidate dai desideri repressi e dagli ipocriti valori del Sud segregazionistico degli anni 40-50, esse si rivolgono a tutti coloro che cercano di liberarsi dalle restrizioni sociali, come Val e Carol, che combattono per la loro libertà personale, la giustizia sociale e l’uguaglianza. Val viene emarginato dalla contea allo stesso modo in cui vengono normalmente emarginati gli Afro-Americani, mentre Carol cerca di evitare che Val diventi un provinciale.

Se Pepe fosse riuscito a rappresentare il secondo ed il terzo atto con lo stesso ritmo veloce e accattivante del primo atto, tre ore non sarebbero sembrate tanto lunghe. Nella sua forma attuale, questo “Orpheus Descending” non è la presentazione che farà proseliti di Tennessee Williams tra i frequentatori del teatro.



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