19 aprile 2001
di: Jim Caruso
Fonte: theatermania.com
Tradotto da: Sonia
Redatto da: Marcy
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Gale Harold sta avendo un buon anno. Come star del grande successo della Showtime Queer As Folk, nel ruolo dello stallone-sexpot omossessuale Brian Kinney fa parlare molto ed eccita i cuori. Adesso, per mescolare giusto un pò le cose, ha il ruolo di un nipote omofobo in Uncle Bob per il the Rebellion Theatre Company. Scritto da Austin Pendleton, i due attori iniziano a recitare il 23 aprile al Teatro di Soho. Uncle Bob racconta minuziosamente la complicata relazione tra una vittima dell'AIDS disgustata di se stessa (interpretata brillantemente da George Morfogen) che sta affrontando una morte insignificante ed il suo disturbato giovane nipote che sta affrontando una vita insignificante (Harold).
Recentemente sono riuscito a raggiungere Harold per un'intervista pre-debutto.
JC: Cominciamo dall’inizio: da dove vieni?
GH: Sono di Atlanta. Tanti della mia famiglia sono ancora là, ma sono sparsi e di tutti i generi. Mi sono guardato parecchio intorno dopo le scuole superiori, poi concluse al San Francisco Art Institute.
JC: Sei un pittore?
GH: No, sono un fotografo e uno screen printer. Attraverso questo, ho potuto conoscere molti artisti di teatro e persone della sommersa scena locale del teatro. Quando iniziarono ad entrare in cose più tradizionali, non fui mai in grado di fare alcuna connessione da artista visuale, così lo abbandonai del tutto. Fu una cosa fisiologica. Una specie di naufrago nel teatro.
JC: Questo naufragio è un evento piuttosto recente, giusto?
CH: Si. E’ stato nel 1995.
JC: Quindi, non sognavi di diventare attore da bambino?
GH: No. I miei genitori non erano affatto persone di teatro, così non ho mai pensato all’industria dello spettacolo come ad una possibilità.
JC: La tua carriera sta crescendo velocemente, tra la rappresentazione
teatrale e la serie TV. Mi chiedo se hai il tempo per goderti tutto.
GH: Suppongo che è tutto una specie di vortice, ma essere capace di fare uno spettacolo come Uncle Bob è esattamente quello che voglio. Dopo aver iniziato a studiare, preparando le scene, e ripensando al soggetto della "recita", volevo solo essere nello spettacolo. Mi trasferii a Los Angeles così avrei potuto studiare con un insegnante nuovo...più il fatto che io non potessi più permettermi di vivere in San Francisco.
JC: Dove hai studiato a Los Angeles?
GH: Al The Actor's Conservatory Program at A Noise Within. Loro fanno lavoro classico, ed è grande il loro contributo ai giovani attori. È un programma di sei mesi. Molto intenso.
JC: Parlami del tuo personaggio in Uncle Bob, Josh. Non è interessante
che stai interpretando il ruolo di un omofobo mentre stai interprentando
tutt’altro, un personaggio gay in Queer As Folk?
GH: Josh non e' un gran faticatore a dispetto di ogni sforzo. Io penso che, se suo zio non fosse stato infettato con virus dell’AIDS, probabilmente non sarebbe così omofobo. L'attuale meccanica della sessualità di Zio Bob e' entrata realmente nella testa di Josh. Pensa che suo zio sia un genio e che lui sia l'unica persona con cui sia mai entrato in sintonia.
JC: La rappresentazione termina con molte domande senza risposta. Allo
spettatore è lasciato decidere che cosa accade. Hai scelto ad un
risultato nella tua testa?
GH: No. Lascio finire lo spettacolo esattamente dove finisce. Uncle Bob è come una fotografia istantanea della vita. La traiettoria dei personaggi è trasparente. Tu vedi dove partono e dove sono diretti, ma non c’è un lieto fine dove la fine è accuratamente legata. Non c’è una soluzione strutturale. Non sono sicuro che era quella l’intenzione di Austin, ma sei realmente coinvolto nella relazione dei personaggi. Lo spettacolo è sulla loro lotta. E’ così interessante per me, perchè è come origliare.
JC: Sicuramente in questo momento ci sono molte cose che accadono nella
tua vita. Non molti attori che lavorano per una serie TV Off-Broadway
hanno le loro facce impresse su un enorme cartellone proprio nel mezzo
del quartiere teatrale. C'e' qualcuno nella tua vita che ti abbatte nella
maniera in cui Josh lo fa con Zio Bob?
GH: Veramente no. Il solo lavoro mi abbatte. Inoltre non ero cresciuto sognando questo, così non avevo nessuna alta aspettativa. Questo mi tiene totalmente impegnato. E' una esperienza nuovissima su livelli differenti.
JC: Hai vecchi amici e familiari che emergono dall'oscurità facendoti
ciao ciao?
GH: (ride) Ho ricevuto una corta e-mail da un vecchio amico che diceva solo, “quello sei tu?”
JC: Ho notato nei website message di Queer as Folk che la maggior parte
dei vostri fans sono donne. Mi ha sorpreso un pò, tenendo conto
che il vostro personaggio è chiaramente omosessuale.
GH: Penso che sia la prima volta che le donne hanno la possibilità
di vedere questa parte di vita, a meno che non abbiano comprato un film
porno gay maschile! E’ molto esplicito. Gli uomini hanno sempre
visto due donne fare l’amore sui giornali o nei film. Se tu sei
sessualmente attratto dagli uomini, ti fermi a ragionare che potresti
gradire di vedere due uomini in una situazione sessuale.
E’ un reale linea di base dinamica! E cambia la contesa del potere,
perchè questo le donne non lo avevano mai visto. Questo è
il risultato sociologico bizzarro dello show.
JC: Qual è il futuro di Queer As Folk?
GH: Abbiamo finito la prima stagione e siamo stati presi per un’altra. Siamo in attesa di iniziare a girare di nuovo a luglio, anche se tutto si sta basando su un possibile colpo.
JC: Come hai avuto il ruolo di Brian?
GH: Ho fatto un’audizione, come chiunque altro!
JC: Parlami del personaggio.
GH: E’ molto forte, estremamente trasparente. È stato creato come una persona molto sessualizzata, motivata, impenitente, non sentimentale. Poiché è un uomo gay che vive in America attuale, il potenziale per mandarlo fuori dalla sua orbita era piuttosto consistente. Vive la sua vita in maniera febbrile ed è come se stesse sempre facendo un passo sui carboni ardenti. Sapevo che sarebbe stato un grande ruolo da interpretare; ma sto imparando che, lavorando nella TV ad episodi, realmente non riesci ad evolvere. Se il personaggio cambia troppo, non ha molto senso per il pubblico. Bisogna lasciare che le cose accadano lentamente, e questo per me era difficile da concettualizzare. Fortunatamente, Brian non è il tipo di ragazzo che passa attraverso molti cambiamenti!
JC: Chi ti ha ispirato come attore?
GH: Ho visto The Play About the Baby e Marian Seldes
era così estremamente viva in esso. Naturalmente, è un ruolo
brillante con ampi spazi, ma la sua dizione ed il suo tempismo erano fuori
da questo mondo. E' come se fosse innamorata di quel che fa sul palco.
Quando ho visto la sua performance, stavo provando a calcolare come occuparmi
del mio personaggio in Uncle Bob e come occuparmi del personaggio di Uncle
Bob. E’ molto sofisticato ed impenetrabile; Josh prova a sbrigarsela
con il suo gergo, modi di parlare e ritmi, Josh sembra come un ragazzino
che batte su una roccia con un martello. Quando ho visto Marian Seldes,
ho capito che cosa significa stare sul palco. Quella sensazione di comunicazione
e' quello che mi ha strappato dalle arti visuali bidimensionali e mi ha
portato al mondo del teatro.
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