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'La calata di Orfeo'

15 gennaio 2010

di: Steven Stanley
Fonte: stagescenela.com
Tradotto da: Robin
Redatto da: Marcy

La presentazione dell’ ”Orpheus Descending” (la “Calata di Orfeo”) di Tennessee Williams da parte della Rrantic Redhead Productions è un principale esempio del teatro di Los Angeles al suo apogeo.

Un trio di personaggi famosi come attori principali, con precedenti teatrali e una preparazione importanti, un direttore dotato con un progetto ispirato,e uno dei migliori team di design hanno riunito le forze per rendere uno dei drammi meno conosciuti di Tennessee Williams non solo un successo garantito ma anche il primo più importante successo artistico del 2010.

Sappiamo di trovarci nel territorio di Tennessee Williams sin dalle prime battute, quelle di un paio di impiccione del luogo che spettegolano sul ritorno a casa di un pezzo grosso della città colpito dal cancro, Jabe Torrance, dopo il suo futile ricovero ospedaliero (ombre dalla pièce “Cat on a hot tiny roof”, la ‘Gatta sul tetto che scotta’). La moglie più giovane di Jabe, Lady Torrance, famosa per essere stata ‘comprata’ dal marito da sposa diciottenne, è prossima alla mezz’età, col cuore indurito dagli anni trascorsi in un matrimonio senz’amore. Col suo comportamento stravagante, Carol Cutrere, bellezza locale dallo spirito libero, è ormai la reietta della città. Vee Talbot, la moglie dello sceriffo, dipinge tele visionarie dai soggetti biblici, ed ha un problema con degli attacchi di cecità improvvisa.

In questo soffocante, umido calderone di una città del Sud arriva un sexy sbandato vestito di pelle di serpente, Val Xavier, con chitarra alla mano e pronto ad incendiare i cuori delle signore (e quello di Lady Torrance) e, come Orfeo, cercare di salvare Lady dall’Ade del Sud.

Naturalmente, seguono fuochi d’artificio, cos&?(??+?igrave; come odio, gelosia, e un omicidio o due.

Alla guida di questo raro revival della relativamente oscura opera di Williams rappresentata a Broadway nel 1957 c’è il premiato regista Lou Pepe, che apprezza ovviamente quest’opportunità di poter creare qualcosa di teatrale, in opposizione alla sua carriera cinematografica. Piuttosto che farsi ostacolare dalle limitazioni di un teatro di soli 99 posti dal budget ridotto, Pepe utilizza questa sfida come base d’ispirazione. Egli adotta su palco la regia di Williams, che vuole l’ambientazione dell’”Orpheus Descending” come ‘non-realistica’, e la estende alla sua intera produzione, più rimarcabilmente per l’aspetto sonoro. Nulla è stato pre-registrato. Tutto, dai temi musicali fino al suono del fulmine, un uccello, dei cani che abbaiano, un clacson, ecc. è prodotto dal vivo: l’acclamato attore/chitarrista Robert E. Beckwith strimpella in maniera appropriata melodie malinconiche per tutto il tempo, mentre altri membri del cast agiscono da rumoristi al di fuori della scena. Questa è la prima volta che io mi ricordi d’aver mai visto fare questa cosa, e l’effetto non è solo unico, ma anche piuttosto mozzafiato.

Pepe ritorna alle radici mitiche dell’Orpheus Descending, per rappresentare la storia di Val, Lady e Carol al pari di un’antica tragedia greca. Le luci vengono puntate sui membri del cast secondario, che indossano maschere stilizzate. Uno ‘sciamano’ afro-americano prende loro le maschere una ad una, dando in cambio capi di abbigliamento che li trasformano nei personaggi che dovranno recitare.

Per quanto riguarda il suo cast, l’ ”Orpheus Descending” dimostra ancora una volta che, in ambito di talenti di serie A, Los Angeles non può essere battuta. La performance di Gale Harold nel ruolo principale di Val probabilmente porterà moltissimi fan di Queer as Folk a radunarsi in massa per vedere ‘Brian Kinney’ a distanza ravvicinata. Avranno il piacere di assistere ad una magistrale esibizione, tanto diversa da quella di Brian quanto il giorno lo è dalla notte, ad eccezione della presenza magnetica che Harold conferisce al ruolo.

Anche i fan di ‘Star Trek: The Next Generation” verranno da ogni dove per vedere ‘Tasha Yar’ sul palco, incarnata da Denise Crosby in persona. L’attrice nominata all’Ovation Award 1 fa un eccellente lavoro nei panni della ferita Lady, riportata alla vita da un misterioso sconosciuto che lei assume nel negozio di merci tessili di proprietà dell’anziano, morente marito.

Claudia Mason, prima ragazza-copertina poi attrice, prova che bellezza e capacità recitative possono procedere di pari passo, con il suo commovente ritratto della disadattata Carol, l’argomento di conversazione preferito delle pettegole Dolly e Beulah.

Gli attori secondari sono ugualmente bravi, molti di loro in più di un ruolo. La sempre splendida Francesca Casale ricrea due caratterizzazioni molto differenti: la sua autoritaria infermiera è in drammatico contrasto con la stralunata Vee, ossessionata dal Cristo. Andy Forrest è eccellente nei panni dello Sceriffo Talbot, e lo stesso si può dire sia di Beckwith che di John Gleeson Connolly in un ampio numero di ruoli. Le attrici di spicco Kelly Ebsary e Sheila Shaw sono uno spasso nelle vesti delle impiccione, criticone Dolly e Beulah (sebbene debba confessare di non aver realizzato che interpretassero di volta in volta anche personaggi come Eva e Sorella Temple). Non c’è stata confusione di nessun genere, comunque, tra il malvagio, orribile Jabe Torrance di Geoffrey Wade e l’ancora virile David Cutrere.

Curtis C. svanisce nella spettrale pelle voodoo dello zio Pleasant, alias lo ‘sciamano’.

Il design scenico di David Mauer suggerisce l’ambientazione del negozio di merci tessili e della ‘sartoria’ in un modo non-letterale, che Williams stesso avrebbe sicuramente approvato. Le illuminazioni di Brandon Baruch hanno un’elevata qualità teatrale, che si addice al testo di Williams e al concept scenografico di Mauer. La direzione del suono di Efrain Schunior è, come precedentemente menzionato, in una classe a parte, e se ne sentirà parlere quasi quanto della produzione nel suo complesso. Jane Anderson ha abbigliato il cast alla perfezione, dalla giacca in pelle di serpente di Val all’abito da lutto di Carol da beat generation, al vestito incolore di Lady e a quello sinuoso color porpora che indossa quando la sua appassita vita sessuale rifiorisce nuovamente.

Il testo dell’ “Orpheus Descending” potrebbe non essere all’altezza dei migliori 3 di Tennessee Williams (‘The Glass Menagerie’, ‘A Streetcar named Desire’, ‘Cat on a hot tiny roof’2), ma anche un Williams di ‘seconda mano’ è più interessante di un [inserite il nome di un drammaturgo a caso] di ‘prima mano’. Nelle mani talentuose del suo cast, del suo regista, e dei designers, l’ “Orpheus Descending” è una prova positiva che un teatro di ‘rinuncia’, unico nella nostra città, può raggiungere livelli di eccellenza mondiale.

Note:

1° Gli Ovation Awards sono premi di eccellenza teatrale assegnati a Los Angeles.

2° I tre lavori menzionati sono rispettivamente : ‘Lo zoo di vetro’, ‘Un tram chiamato Desiderio’, ‘La gatta sul tetto che scotta’, da cui sono stati tratti anche dei film.



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