Quando il documentario-musical “Scott Walker: 30th Century Man”
ha avuto la sua premiere Nord Americana ad Austin nel 2007, ho intervistato
il regista Stephen Kijak (
Cinemania). Essendo io una fan totale
ed ossessionata di Scott Walker, avrei tanto voluto che potesse bastare
l’intervista a Stephen per far sì che i nostri lettori fossero
interessati a leggere, ma bisogna fare i conti con la realtà. Il
pubblico interessato a documentari-musical su oscuri geni musicali non è
molto rappresentato sul nostro sito.
Sono riuscita a trovare il modo di aggirare l’ostacolo quella volta
quando l’addetto stampa del film ha comunicato che un altro dei produttori
esecutivi si sarebbe reso disponibile per un’intervista ad Austin:
Gale Harold (
Queer as Folk, Desperate Housewives), l’attore
messo da AfterElton.com nella lista dei 100 uomini più sexy. Lo intervistai,
l’articolo ebbe successo e il mio editore è stato contento.
Io sono riuscita a scrivere un articolo sulla mia ossessione per i musical,
perciò ero felice anch’io.
Ma arriviamo velocemente alla notte di venerdì scorso quando mi sono
recata a San Francisco per la premiere del film. In realtà mi piacerebbe
molto poter fare un ‘avanti veloce’ di questi due anni passati
e non solo per lo stress delle recenti elezioni Presidenziali che mi ha
quasi ucciso.
Di solito quando un film mi piace cerco di vederlo una seconda volta immediatamente,
specialmente se devo scrivere una revisione a riguardo. Ma “Scott
Walker” non è ancora uscito in DVD, e veniva proiettato solo
durante Film Festivals o in Europa, Australia e Nuova Zelanda; mancandomi
la disponibilità economica e il tempo di viaggiare in tutto il mondo,
ho solo potuto attendere. Dire perciò che mi sentivo tutta tremante,
è dir poco.
Ero ancora più tremante alla fine della proiezione perché
il documentario era ancor meglio di quanto mi ricordassi. Volevo scrivere
un altro articolo a riguardo sul sito ma mi sono tornate in mente le difficoltà
della volta scorsa quando la mia Walker-mania ha rischiato di strabordare
nella mia AfterElton-mania (Sì, è una vera parola).
Per questo motivo ho di nuovo chiesto il consiglio del mio editore Michael
Jensen. “Pensi che ai nostri lettori possa interessare?” Lui
non mi ha risposto immediatamente, perciò mi sono detta che diamine,
l’altra volta ha funzionato. Così ho aggiunto “Era presente
anche Gale Harold.”
“Bé allora è una notizia no?” mi ha detto lui.
“Non è questa la prima volta che lo si vede ufficialmente in
pubblico dopo l’incidente?”
Gli ho risposto che pensavo fosse proprio così.
“Ci hai parlato?” mi ha chiesto.
Ci ho parlato? Bé sì e no. Mi ha detto ciao ed è stato
molto amichevole finché, da attore notoriamente resistente alle interviste,
non ha notato il piccolo registratore digitale che stavo usando per intervistare
Stephen Kijak. Dopo di che ha improvvisamente sentito il bisogno di andare
a parlare con una persona situata dall’altra parte della sala. E’
stato piuttosto divertente. Suppongo che un bravo giornalista lo avrebbe
seguito ma a me è sempre mancato l’istinto del killer, e questo
penso sia il motivo per il quale mi guadagno da vivere scrivendo articoli
sui cani o su
Project Runaway invece che lavorare per TMZ o per
il
Washington Post.
Harold, come Kijak, è un grande fan di Scott Walker, ed ha investito
i primi soldi per sovvenzionare il documentario. Inoltre, sempre come Kijak,
(Gale) una volta viveva a San Francisco, per cui non sarebbe stato sorprendente
vederlo lì. Ma l’incidente in cui è stato coinvolto
alla fine dello scorso anno lo ha tenuto lontano dal set di
DH
per diversi mesi ormai ed il suo addetto stampa non ha mai fatto sapere
quando sarebbe potuto rientrare nel cast dello show.
I fan di Gale, che si sono molto preoccupati a causa di indegne speculazioni
diffuse in Internet riguardo alla sua salute, saranno felici di sapere che
sembrava stare bene, rideva e parlava con gli amici, abbracciava le persone
e si era seduto a gambe incrociate alla fine del cinema prima di recarsi
al Casanova Lounge dove Kijak ha suonato i dischi di Scott Walker fino alle
2 del mattino.
Gale indossava uno dei suoi onnipresenti cappelli – non ho mai visto
Gale Harold fuori dal teleschermo senza un cappello – ma stavolta
lo portava tirato indietro sul viso e non calcato basso sugli occhi. E questo,
in maniera molto divertente, è un tratto che ha in comune con l’enigmatico
Scott Walker, che fa lo stesso con un cappello da baseball. Secondo Jarvis
Cocker, quando Scott si tira indietro il cappello, è segno che è
felice; forse è vero anche per Gale.
E nello stile
Project Runaway che ho impostato qui, continuerò
con il report modaiolo e dirò che Gale sembrava anche sartorialmente
meglio abbigliato di quando l’ho visto ad Austin; indossava una giacca
di colore chiaro ed una sciarpa sopra dei jeans stretti e stivali trasandati.
Era piuttosto rasato anche, o per lo meno aveva meno barba che ad Austin.
San Francisco sembra tirar fuori il meglio da entrambi gli uomini in realtà,
perché Stephen, che ha tenuto una sessione di domande e risposte
col pubblico, sembrava molto più rilassato di quanto non lo fosse
ad Austin durante la sessione tenuta lì. Questo è dovuto in
parte, mi ha detto, al fatto che da allora ha tenuto centinaia di sessioni
di domande/risposte ai film festivals, ed in parte al fatto che aveva bevuto
un bel po’ in precedenza.
Qualsiasi cosa fosse, gli donava; ha lasciato il suo stile da tenero-secchione-indie
ad Austin ed indossava una maglia a righe, una giacca di pelle scamosciata
e aveva i capelli aruffati. Era più disponibile a parlare di Scott
di quanto lo fosse nel passato ed ha detto che Walker, il quale non ascolta
mai i suoi dischi, non aveva nemmeno visto il film ma pare ne sia rimasto
molto contento e sia felice del suo successo. Ed in caso vi chiediate perché
continuo a parlare dei capelli di tutti, sappiate che hanno iniziato Stephen
ed una fan di Walker facendo un’analisi delle pettinature di Scott
Walker attraverso i decenni.
Per coloro che non fossero fissati con la musica e non conoscessero perciò
Scott Walker, fidatevi di me quando dico che voi potrete non conoscere la
sua musica ma gli uomini e le donne che fanno musica professionalmente,
lo conoscono perfettamente. Infatti una delle cose che preferisco del film
è guardare grandi nomi della musica entusiasmarsi come teenagers
per Walker e il suo lavoro.
Ecco un estratto della mia prima revisione sul documentario:
Una delle cose più interessanti del film per chiunque ami la musica,
è rappresentata dalle lunghe interviste con musicisti influenzati
da Walker. Non contento di lasciarli solo parlare, Kijak porta esempi della
musica di Walker per poi filmare le reazioni degli intervistati mentre li
ascoltano. Guardare il volto di Lulu mentre ascolta un taglio del 1995 di
“Tilt”, vale già da solo il prezzo del biglietto –
e lo stesso vale per ciò che dice Marc Almond (
Soft Cell, Marc
and the Mambas) sul perché odia “Tilt”. Ma l’immensa
partecipazione e varietà degli artisti che ascoltano rispettosamente
e in modo rapito la musica di Walker - David Bowie, Brian Eno, Jarvis Cocker,
Radiohead, Damo?(?? ?n Albarn (
Blur, Gorillaz), Neil Hannon (
The
Divine Comedy), Alison Goldfrapp, Sting, Dot Allison, Simon Raymonde
(
Cocteau Twins), Richard Hawley, Rob Ellis, Johnny Marr, Gavin
Friday, Peter Olliff, Angela Morley, Ute Lemper, Ed Bicknell, Evan Parker,
Benjamin Biolay, Hector Zazou, Mo Foster, Phil Sheppard, Pete Walsh –
fa quasi sentire in imbarazzo chiunque si sia interessato ad un diverso
genere di musica negli ultimi 30 anni.
Inoltre Kijak vanta una delle ultime interviste con la leggendaria compositrice
ed arrangiatrice Angela Morley, morta all’inizio del mese corrente
ad 84 anni. La Morley era una donna transgender che si è guadagnata
una posizione preminente nel suo campo con il nome di Wally Scott. E’
stata nominata per due Oscar, ha vinto due Emmy, ed ha composto musica per
parecchi popolari film e telefilm come Dynasty, Dallas, Cagney andLacey,
Wonder Woman, Star Wars, ed ET.
E questa cosa rende il fatto che ella ha composto alcuni arrangiamenti per
gli album di Scott Walker ancora più rimarchevole, dato che Walker
non è affatto appartenente al al mondo rock di Dinasty. Sembra che
lo abbia pensato anche lei; quando Kijak e la Morley ascoltano uno degli
album che lei ha arrangiato decadi precedenti, lei sbatte gli occhi e chiede:
“Ma sei sicuro che l’abbia fatto io questo?”
Una delle domande che ho fatto a Stephen è stata: quando uscirà
negli Stati Uniti il DVD di “Scott Walker”?
Giugno, ha promesso – e conterrà un sacco di extra, anche se
purtroppo non ci sarà il pezzo riguardante Doodle, il cane del manager
di Scott, che si strofina sulla gamba di Stephen, del quale lui mi ha parlato
(ve l’ho detto che aveva bevuto). A quanto pare alcune cose sono ancora
proibite.
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Scritto da C. Kate - Tradotto da Francesca - Redatto da Marcy